La Società

La Società per il Palazzo Ducale di Mantova conta ad oggi oltre 450 soci ed è la più antica associazione no-profit italiana impegnata nella tutela e la conservazione nel settore dei beni culturali. Nata nel 1902 per contribuire alla tutela ed alla conservazione del Palazzo Ducale di Mantova e per accrescere la conoscenza del suo patrimonio storico ed artistico, ha successivamente ampliato i suoi interventi a tutti i monumenti mantovani. L’attività sociale è volta a promuovere, stimolare ed incoraggiare l’interesse pubblico alla storia, l’arte e la cultura che legano indissolubilmente la città e la provincia di Mantova alla famiglia Gonzaga. Negli ultimi anni l’azione divulgativa viene svolta anche con l’ausilio della rivista sociale La Reggia, trimestrale che raccoglie le più prestigiose firme della storia, dell’arte e della cultura mantovana. Con decreto della Provincia di Mantova n. 31 del 23 luglio 2008,  la Società per il Palazzo Ducale ha ottenuto lo status di Associazione di Promozione Sociale (APS) che consente la deducibilità fiscale delle erogazioni liberali.

Nel 1902, durante una festa primaverile organizzata dal Comitato Provinciale della Croce Rossa nel Palazzo Ducale di Mantova – una maggiolata, come veniva chiamata – gli ospiti, riuniti nella Sala dei Fiumi e nel vicino Giardino Pensile, si trovarono a discutere prevalentemente delle condizioni, allora impressionanti, in cui si trovava il palazzo. Fu deciso di fissare una seconda riunione di carattere tecnico per approfondire il problema ed evidenziare i possibili rimedi; a questo scopo venne costituito un Comitato composto da tre persone: il cav. Luigi Dolcini (Presidente della Deputazione Provinciale), il prof. Ugo Scalori (Sindaco di Mantova) e lo storico nobile Giuseppe Lanzoni. Il 14 luglio 1902, però, l’improvviso crollo del campanile di San Marco diede il triste avvertimento che troppi monumenti italiani, abbandonati al loro destino, rischiavano la stessa fine.

In poco tempo quello che era un comitato di tre sole persone si allargò raccogliendo nuovi soci e fondi e si trasformò nella “Società per il Palazzo Ducale” di cui il nobile Giuseppe Lanzoni divenne presidente. L’opera di recupero cominciò: Stato, Provincia e Genio Civile si occuparono del consolidamento dell’edificio mentre la “Società” si assunse l’onere del restauro degli interni senza tralasciare un’intensa azione promozionale volta a favorire la conoscenza del Palazzo. Uno dei maggiori restauri di quel periodo, prima che la Grande Guerra imponesse una sosta forzata, fu il Corridoio dei Mori che collega la Sala dei Fiumi e l’Appartamento degli Arazzi.

I lavori ripresero appena possibile dopo il periodo bellico e ancora la Società si occupò del recupero del soffitto della Scala di marmo rosso che conduce all’appartamento di Eleonora e delle due Salette delle Città, quella delle Cicogne e quella degli Elementi. Verso la fine del 1923 al Presidente Lanzoni succedette il conte Alessandro Magnaguti, insigne storico e collezionista la cui superba collezione di monete antiche è oggi esposta nelle sale della Banca Agricola Mantovana.

L’attività dell’associazione continuò così sotto la sua supervisione coniugando la raccolta di fondi e la cura dei restauri a iniziative promozionali più che mai necessarie per far conoscere il patrimonio storico ed artistico della città. Nel 1925 fu la volta della Saletta degli Amori di Giove e l’anno seguente la Sala delle Quattro Colonne nell’appartamento dell’Estivale oltre a vari recuperi murari e pittorici di quattro camerini di Corte Nuova. Non mancarono mai, tra i soci, dei veri mecenati illuminati che vollero finanziare importanti opere di restauro. Ancora oggi una lapide a Palazzo ricorda:

DI TUTTO QUESTO INTIMO NIDO
ISABELLIANO VOLLE IL RESTAURO
E VI PROVVIDE L’ING. GINO NORSA
IN ONORE E MEMORIA DI
ALDA TOMASINA
SPOSA SUA DILETTISSIMA
PRIMA SEMPRE TRA GLI AMICI
DI PALAZZO DUCALE
II – VI – MCMXXXIII

Vennero poi gli anni di quell’importantissima esposizione che fu la Mostra Iconografica Gonzaghesca del 1937 che raccolse numerosi consensi anche oltreoceano. La raccolta di sei ritratti dipinti, nove marmi ed una terra cotta oltre al ricchissimo medagliere mantovano proveniva da casa Magnaguti. Si arrivò alla seconda guerra mondiale che costrinse i soci ad un periodo di inattività.

Tornata la pace, nel 1945, la Società venne per così dire ricostituita ma i fondi rimasti in cassa erano troppo esigui per affrontare iniziative impegnative. Alcuni enti e banche del territorio contribuirono, con le proprie elargizioni, a sostenere la Società; i loro aiuti economici permisero di formulare nuove proposte per l’attività futura. I bombardamenti del ’44 non avevano risparmiato il Palazzo! Una bomba, infatti, caduta nel centro di Piazza Castello, oltre a mandare in frantumi gran parte dei vetri, produsse danni alla copertura del tetto che causarono, a loro volta, stillicidi con conseguenti incrinature e crolli di soffitti. Parecchi dei restauri di quegli anni ebbero lo scopo di riparare a quei danni. I tempi, però, erano cambiati. Come scrive lo stesso Magnaguti:

non si respirava più per quelle Sale l’aura serena di un tempo e, quasi direi vi si era sopportati, forti dell’Art. I c. del nostro Statuto (12 giugno 1946) che ci permette di prendere in considerazione anche altri monumenti cittadini, si decise di portare la nostra vigile attenzione anche a quell’altra gemma architettonica… Palazzo Te”.

Ancora la Banca Agricola Mantovana, quasi a festeggiare l’inaugurazione della nuova sede, diede nuovo vigore con una notevole elargizione che permise alla Società di sponsorizzare numerosi interventi sia all’interno che all’esterno del Palazzo. Nel 1952, a commemorazione dei primi cinquant’anni di ininterrotta attività, si operò il restauro e la ricollocazione delle quattro aquile di pietra che sovrastano i quattro propilei che stanno all’ingresso settentrionale ed orientale del viale del Te. Alla morte del conte Magnaguti, fu eletta in sostituzione la marchesa Giovanna D’Arco di Bagno affiancata, come segretario, dall’avv. Emilio Fario, altro notevole appassionato e studioso di cose mantovane. Alla scomparsa della marchesa seguì una lunga fase di stasi che si protrasse fino agli anni ’80 quando, per iniziativa di un gruppo di soci, fu indetta una riunione con lo scopo di rilanciare la Società che riprese le proprie attività con rinnovata energia sotto la guida di un altro insigne storico mantovano, l’avv. Luigi Pescasio.

Fu per volere di quest’ultimo che, qualche anno fa, la “Società per il Palazzo Ducale di Mantova” aderì alla FIDAM, la Federazione Italiana degli Amici dei Musei, nella quale fu calorosamente accolta come una tra le più antiche, se non la più antica, associazione di volontariato d’Italia impegnata nel settore dei beni e delle attività culturali. Nel 2001, inoltre, l’associazione venne iscritta nel Registro Provinciale dell’Associazionismo. Da allora, parallelamente ai casi in cui la Società è intervenuta direttamente, è proseguita l’opera di attenta individuazione di condizioni di abbandono e di ammaloramento, casi che sono sempre e prontamente stati segnalati agli organi preposti, spesso accompagnando tali “grida di allarme” anche dal suggerimento, del tutto disinteressato, di soluzioni tecniche.

Nel corso della propria vita, l’associazione ha anche acquistato antichi manoscritti e dipinti da collezionisti privati. Per scongiurarne la perdita e per gettare nuova luce sulla storia della città, questi documenti sono stati restaurati e regalati ad Archivi e Musei di Mantova. Ancora oggi, come agli inizi, con lo scopo di promuovere ed incoraggiare l’interesse pubblico alla storia, l’arte e la cultura che lega indissolubilmente la città di Mantova e la famiglia Gonzaga, periodicamente la Società organizza cicli di conferenze, incontri e lezioni su vari aspetti della storia della città e dei suoi palazzi e contemporaneamente promuove visite a mostre e monumenti della provincia.